Anche stavolta è tutta colpa della (malefica) “chat delle mamme”? Il caso nato in una scuola catanese ora finisce a Roma, agli atti parlamentari, con un’interrogazione di Sinistra italiana al ministro Giuseppe Valditara in cui si denuncia la violazione del «principio dell’autonomia e dell’indipendenza che la scuola deve avere rispetto alle iniziative dei partiti politici».
Il “corpo del reato”
Il “corpo del reato” è la locandina dell’evento. Ovvero: il convegno “Sicurezza, identità e parità di genere: la donna dal territorio alle relazioni”. In programma venerdì prossimo nella sede del VI Municipio (quello che ha riunito le periferie più a rischio), come preludio alla Giornata contro la violenza sulle donne. A destra, con una grafica accattivante, c’è un collage di testimonial d’eccezione: da Matilde Serao e Grazia Deledda a Sophia Loren e Anna Magnani, passando per AstroSamantha e Lina Wertmüller. Certo, nell’album c’è anche Giorgia Meloni. “Compensata” dal sorriso in bianco e nero di Nilde Iotti. Ma il problema sta altrove. Nell’elenco, infinito, degli immancabili saluti istituzionali. Esclusi il sindaco Enrico Trantino (che comunque il 22 novembre non ci sarà per un impegno con l’Anci) e l’assessora alle Pari opportunità, Viviana Lombardo di FdI, è una carrellata di esponenti Mpa: dopo Francesco Valenti (presidente del VI Municipio: e ci sta), Bruno Brucchieri (assessore ai Servizi sociali: e ci sta), Sebastiano Anastasi (presidente del consiglio comunale: e ci può stare), parola a tre deputati regionali (Giuseppe Lombardo, Giuseppe Castiglione e Ludovico Balsamo) e all’ex parlamentare nazionale Roberto Commercio, con l’incancellabile titolo di «On. le». E poi gli interventi veri e propri: oltre alla presidente del centro antiviolenza “Thamaia” e a una psicologa, fra gli altri, anche le consigliere comunali autonomiste Daniela Rotella e Serena Spoto. La ciliegina sulla torta sta in alto a destra: il primo logo, seguito da quelli dell’associazione “Un battito e un respiro” e del VI Municipio, è proprio quello del Movimento per l’Autonomia. L’iniziativa contempla «la partecipazione» di tre scuole catanesi: gli istituti comprensivi Campanella Sturzo, Cavour e Rita Atria.
Il caso diventa politico
Apriti cielo. La locandina – «soltanto una prima bozza: non era quella definitiva», precisano gli organizzatori – sarà magari finita in un gruppo social di genitori degli alunni di una delle scuole coinvolte e poi, passando di smartphone in smartphone, il caso è diventato politico. Con una durissima presa di posizione di Sinistra italiana. «La scuola pubblica non può essere degradata a strumento di propaganda politica per il partito di Raffaele Lombardo», tuonano Pierpaolo Montalto, Giolì Vindigni e Marcello Failla, rispettivamente segretari regionale, provinciale e cittadino di Si. Criticano una delle dirigenti scolastiche per l’intervento «a un’iniziativa esclusivamente di partito, non a titolo personale ma coinvolgendo nell’organizzazione dell’evento tutta la comunità e l’istituzione scolastica» e soprattutto denunciano che gli studenti «saranno costretti a partecipare a un’iniziativa di partito». Quello «delle cooperative che sostituiscono lo Stato, dei servizi privati che sostituiscono lo Stato sociale e delle “clientele” che sostituiscono la democrazia».
L’interrogazione parlamentare
La pallina di neve è già diventata valanga. Perché Elisabetta Piccolotti, deputata di Avs alla Camera, ha subito sfornato un’interrogazione indirizzata al ministro dell’Istruzione. Nella quale, riassumendo il caso Catania, chiede a Valditara di assumersi la responsabilità di «garantire l’indipendenza e la terzietà degli istituti scolastici rispetto a iniziative promosse dalle singole forze politiche evitando che gli studenti siano in qualche modo costretti a partecipare ad iniziative chiaramente di parte». La deputata di Avs sollecita l’esponente del governo Meloni ad «attivare l’Ufficio scolastico regionale per verificare chi abbia autorizzato la partecipazione degli istituti scolastici alla suddetta iniziativa di partito».
Ma sì, sarà davvero tutta colpa della “chat delle mamme”. Perché alla fine la locandina incriminata (che ancora non è stata diffusa ufficialmente) cambia in modo radicale. Vengono tagliati i saluti di Anastasi e dei deputati regionali, ma non gli interventi delle consigliere comunali; a Orazio Arancio, prima citato solo come «membro federale Coni», viene aggiunto il titolo politico di «dipartimento Sport Pd». E, soprattutto, viene “sbianchettato” il logo di partito con la celebre colomba autonomista.
Resta confermata la moderatrice del convegno: Pina Alberghina, coordinatrice comunale dell’Mpa. Che difende a spada tratta «un’iniziativa non politicizzata, ma politica nel senso puro del termine, polis, che coinvolge studenti, docenti e famiglie di tre realtà molto diverse della città per confrontarsi sui ruoli maschili e femminili anche dopo alcuni casi molto gravi avvenuti a Catania». Alberghina ricorda che la manifestazione itinerante è alla seconda edizione (ma nel 2023 non c’erano le scuole) e «quest’anno a Librino ha come protagonisti associazioni, professionisti e rappresentanti delle istituzioni».
Lombardo, che a un certo punto avrebbe voluto pure cancellare l’evento per non alimentare le polemiche già innescate, non si esprime. Ma magari starà pensando a un “provvedimento disciplinare” per qualcuno dei suoi: uscire, e subito, dalla “chat delle mamme”.
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