La più piccola partecipante al convegno di Mogliano tra le braccia della mamma – Foto Mario Sansalone
Sono oggetto di un clamoroso (e ingiusto) fraintendimento, ma non si atteggiano a incompresi, né la campagna aggressiva tra mass media e piazze di cui sono stati oggetto negli ultimi mesi li sta inducendo a una reazione uguale e contraria. Tutt’altro. Resterebbe deluso chi venisse a tastare il polso ai 350 volontari del Movimento per la Vita, che a Mogliano Veneto concludono domenica 17 i loro tre giorni di convegno nazionale, pensandoli livorosi, depressi, o alle prese con progetti di riscossa perché si sono visti dipingere per larga parte di questo 2024 come dediti a calpestare i diritti delle donne. Una caricatura distante dalla realtà. Un giretto tra questa gente impegnata e lieta fa, anzi, un gran bene all’umore: perché, se non li capiscono – come sta accadendo –, questo popolo della vita piuttosto si sforza di comprendere qual è il pezzo di strada che occorre fare adesso per trovare un punto di incontro con chi la pensa all’opposto, convinti come sono che la vita è fatta per unire e non per lacerare.
La platea del convegno di Mogliano – Foto Mario Sansalone
Sono così. Disarmanti. Magnifici, in questa libertà di spirito e coerenza ideale e pratica che li vede fedelmente al fianco di donne ferite, bambini scartati, immigrate oggetto di vessazioni, ragazze precipitate nell’angoscia per una gravidanza temuta come una sciagura, emarginate di ogni provenienza. Stanno con tutte loro, nei Centri aiuto alla Vita di ogni parte d’Italia, senza porre condizioni a nessuna, e anzi ripetendosi sempre che è indispensabile non giudicare. È il modello della comunità che accoglie e si prende cura, così come la vorremmo.
La presidente del Movimento per la Vita italiano Marina Casini al convegno nazionale di Mogliano – Foto Mario Sansalone
Fatta giustizia di un pregiudizio che purtroppo sembra avere preso il sopravvento in alcune componenti della società, della politica e della comunicazione, vale la pena ascoltarli mentre si confrontano con una realtà che per loro, da complicata che era, si è fatta pure ingrata. Si scopre che in numerose realtà locali – presenti qui anche grazie all’autotassazione di alcuni Cav del Nord e al contributo delle Bcc per aiutare il viaggio dei volontari più distanti – il primo pensiero oggi è di “uscire”, intessere relazioni e alleanze, farsi conoscere, aprirsi alle scuole, incontrare le ragazze e le donne là dove sono.
Giuseppe Anzani con la vicepresidente del Movimento per la Vita Soemia Sibillo durante un panel formativo a Mogliano – Foto Mario Sansalone
Anche sul web. Come fa Sos Vita, il servizio di dialogo online con chi è in cerca di una voce amica e di braccia aperte. Lì si coglie che la realtà femminile è alquanto diversa da alcune sue rappresentazioni: «Incontriamo molta solitudine – racconta la coordinatrice Lara Morandi –. Il nostro impegno di volontari è di ascoltarle facendoci trovare quando si apre in loro una domanda profonda, e costruendo con pazienza una relazione di fiducia, senza condizioni». Aprirsi e cercare un incontro tra persone: una costante, ovunque. «Partecipiamo attivamente a diverse giornate a tema, e non solo alla Giornata per la Vita: a cominciare da quelle dedicate ai bambini e al contrasto della violenza sulle donne – spiega Rosanna Turrisi, presidente del Servizio di aiuto alla vita di Palermo –. Abbiamo incontrato i piccoli ricoverati nel reparto di Oncoematologia dell’ospedale, partecipiamo a tavoli con altre associazioni, coinvolgiamo competenze professionali. E quando salta fuori qualcuno che ci vorrebbe estromettere perché “pro vita” finisce che a restare isolati dalle altre associazioni sono loro…».
Uno dei seminari formativi al convegno di Mogliano. Al centro Domenico Menorello; a destra, Bruna Rigoni – Foto Mario Sansalone
«In ogni nostra attività cerchiamo di far passare l’idea della cura dell’altro, per far aprire lo sguardo sul bambino e la sua mamma – sorride Lucrezia Mastropasqua, 47enne presidente del Movimento per la vita di Prato –. È decisivo non chiuderci, parlare al cuore delle persone, senza preconcetti o slogan, aiutando a vedere che la strada più difficile, quella dell’accoglienza della vita, è anche la più bella. E non ci si pente mai». «Il nostro Centro sta diventando un luogo dove mamme di ogni provenienza si incontrano ed escono dal loro angolo», è l’esperienza del Cav torinese di Mirafiori. E a Monfalcone «lavoriamo per aprire un canale di comunicazione con le mamme del Bangladesh, la metà della nostra utenza, che hanno bisogno di tutto. Sappiamo che non basta “dare cose”: e infatti proponiamo corsi di italiano, perché stando sempre da sole spesso non sanno ancora una parola».
Il segretario generale del Movimento per la Vita Giuseppe Grande con la presidente nazionale Marina Casini al convegno di Mogliano – Foto Mario Sansalone
«Siamo vicini a centri di prima accoglienza e la nostra realtà femminile è multiculturale – riferisce Cristina, del Movimento per la vita di Treviso –. Proponiamo una “scuola di nascita e maternità”. E le porte del nostro Centro di aiuto alla vita si aprono ai ragazzi per fargli toccare con mano una realtà umana che li coinvolge». Le donne immigrate sanno di poter trovare almeno nei Cav un rifugio sicuro: «Quattro quinti delle presenze da noi sono di nigeriane – spiega Maria Luisa Cibin, segretaria del Cav di Mirano, a un passo da Venezia –, alcune arrivano disperate perché il compagno le vorrebbe obbligare all’aborto», una condizione spaventosa sperimentata anche a Finale Emilia con le cinesi.
Ma nel cuore delle volontarie (la grande maggioranza del Movimento per la vita ha voci femminili, coraggiose e libere) c’è sempre anche la formazione dei giovani «alla bellezza di ogni nuova vita, che gli viene mostrata invece come una sventura dalla quale difendersi – dice Patrizia Gamberoni, 47 anni e sei figli, presidente a Bolzano –. Vivono dentro questa angoscia, dalla quale vanno liberati». «Vorremmo far capire che c’è vita umana fin dall’inizio, come dice la scienza – argomenta Maria Rosa Martini, del Cav di Chiavari e Sestri Levante –. È un mistero che affascina e non deve spaventare». Certo, occorre anche «saper argomentare, essere presenti nei dibattiti, senza stancarsi – è la convinzione di Antonella Diegoli, presidente di Federvita Emilia Romagna –. E fare rete tra di noi».
Suor Valentina Sala in collegamento da Gerusalmme con il convegno del Movimento per la Vita – Foto Mario Sansalone
A mostrare che un certo clima ostile non scoraggia, anzi, è suor Valentina Sala, ostetrica, che collegata da Gerusalemme ha aperto il convegno con una trascinante testimonianza di pace “costruita” in sala parto davanti al prodigio di ogni nuova vita, proprio dove l’odio dilaga. Tutti commossi, e rincuorati: «È il momento di reimparare una posizione di ragionevolezza sull’umano rilanciando la domanda sulla vita – è l’idea di Domenico Menorello, vicepresidente del Mpv e portavoce del network associativo “Ditelo sui tetti” –. E i volontari sono le risposte viventi. Nel cuore delle persone c’è una risorsa che tutti possono capire: così non ci faremo chiudere in nessun angolo». Sintetizza la presidente nazionale Marina Casini: «Conta stare, esserci, non pretendere di avere sempre una parola su tutto. La nostra dev’essere una presenza di luce, non giudicante. La vita porta una speranza “affidabile”, come ci ricorda il Papa: perché non si può essere dalla parte della vita per amore dell’uomo se non si ama ogni uomo».
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