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Luca Casarini, una vita da antagonista: «I miei genitori erano sordi, io sono diventato un predicatore. Vivo in Sicilia con 1400 euro al mese e una vecchia Volvo»


di
Roberta Polese

L’ex portavoce dei centri sociali del Nordest guida l’Ong Mediterrarea. Nel suo nuovo libro c’è uno scritto di Francesco: «Amico del Papa… Mia madre ha gridato al miracolo». La fede, il Veneto lasciato 15 anni fa, i figli, i migranti e la politica: «La sinistra? Smetta di parlare di poveri e inizi a stare con loro» 

Il collegamento video con Luca Casarini dalla sua casa di Palermo inizia con una lieve inflessione siciliana e finisce un’ora e mezza dopo in dialetto veneto. Si parte dal libro «La Cospirazione del bene», scritto con Gianfranco Bettin, edito da Feltrinelli. Dentro c’è uno scritto di Papa Francesco, oggi, domenica 17 novembre, ci sarà l’anteprima alla Fondazione Feltrinelli di Milano insieme al cantante Ghali. Presentazioni: Casarini è l’ex capo dei disobbedienti, portavoce dei centri sociali del Nordest, oggi guida la ong Mediterranea che salva migranti nel mare. Per non aver rispettato le leggi ora è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Mestrino, 57 anni, ha avuto la sua massima esposizione tra il 1990 e il 2010, anni ruggenti del Nordest, succedeva di tutto: da un lato le grandi infrastrutture (Passante, Mose), dall’altro le lotte per la casa, contro la guerra, contro la globalizzazione selvaggia. Negli stessi anni nelle stanze segrete del Veneto i banchieri delle popolari organizzavano la rovina della classe media, gli imprenditori pagavano tangenti ai politici, le multinazionali provocavano un inquinamento senza pari. Avremmo scoperto tutto, dopo.

Casarini, chi cospira contro chi?
«Il bene cospira contro il male: oggi Mediterranea è un’organizzazione fatta di molte persone, ma all’inizio eravamo in pochi (tra loro anche l’ex consigliere comunale Beppe Caccia e l’ex assessore regionale in Friuli Venezia Giulia Alessandro Metz ndr) tra il giugno e l’ottobre del 2018, quando c’era ancora tutto da preparare, ci siamo dovuti muovere di nascosto: c’era il governo Conte-Salvini, se si fosse saputo cosa stavamo facendo ci avrebbero fermato. Io poi dovevo muovermi il meno possibile, con tutti i precedenti che ho è come se avessi un evidenziatore sulla testa, ci sono stati momenti che a raccontarli ora sono comici ma all’epoca avevamo paura di tutto».




















































Ci faccia un esempio.
«Un giorno dovevo andare da un negoziante che gestiva una ferramenta a comprare delle cose per la nave, era necessario che ci andassi io perché mi facesse credito, lui ha cominciato a fare molte domande, io gli ho detto che ci stavamo organizzando con un regista per fare un film sull’inquinamento degli oceani. Quando sono tornato al cantiere ho detto “ragazzi dobbiamo muoverci, ci hanno sgamati”. Nel libro raccontiamo questi aneddoti, tutti gli incassi andranno a Mediterranea».

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Ma nessuno si è accorto di nulla.
«Funzionari della Presidenza del Consiglio ci avevano cercato a Trieste, noi eravamo ad Augusta».

Nel libro c’è uno scritto di Papa Francesco, gliel’avessero detto 10 anni fa che sarebbe diventato amico del Papa non ci avrebbe mai creduto…
«Incredibile ma non avrei mai creduto neanche che il Mediterraneo diventasse un enorme cimitero».

Lei crede in Dio?
«Sì».

E da piccolo andava in chiesa?
«Di più: ho fatto il chierichetto, ero nella parrocchia di don Aldo Cristinelli in via Stuparich a Mestre, devo trovare il certificato perché quando l’ho detto a papa Francesco ha detto che vorrebbe firmarmelo».

Poi però con la Chiesa ha chiuso.
«Dopo che andò via quel parroco mi allontanai. Ma ricordo bene Papa Giovanni XXIII, quando pubblicò la sua enciclica “Pacem in terris” il Corriere della sera titolò una vignetta “falcem in terris”, è sempre così: quando un prete è controcorrente allora è comunista. La stessa cosa è accaduta con Papa Francesco, con lui ho ritrovato una Chiesa pronta ad accogliere perfino me».

La sua famiglia cosa pensa di questa sua svolta?
«Mia madre ha gridato al miracolo: quando ha visto la mia foto con il Papa pensava a un fotomontaggio, mio padre purtroppo non c’è più dal 2004».

Per i suoi non deve essere facile avere un figlio come lei.
«Erano operai, mia madre lavorava alla Manifattura Tabacchi, mio padre alle Officine Galileo a Battaglia Terme, subii la prima perquisizione in casa a 17 anni, cercavano le armi, per i miei fu uno choc: mia madre e mia nonna cercavano di offrire un caffè ai carabinieri che ci stavano mettendo a soqquadro la casa, mio padre prese in mano la Bibbia mostrandola alla polizia e disse: “Vedete Luca legge la Bibbia, era sopra il suo comodino”, parole premonitrici».

Condividevano le sue battaglie?
«Facevo parte degli Autonomi, avevo rotto con le due grandi tradizioni famigliari: non ero comunista e non ero cattolico. Non condividevano il metodo, che talvolta sfiorava il fanatismo, ma vedevano che non facevo nulla per il mio tornaconto personale. Quando mio padre finì in cassa integrazione marciammo insieme, finimmo dai carabinieri tutti e due. Fu un’esperienza eccezionale per me. Per quella generazione perdere il lavoro era perdere il futuro e il futuro eravamo noi figli. Poi io sono diventato un ”predicatore”, oggi parlo fino a diventare logorroico: i miei genitori erano entrambi sordi, sono cresciuto nel silenzio per questo ho sempre subìto il fascino della parola».

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Anche i suoi due figli sanno tutto delle sue battaglie?
«Per forza: l’esperienza delle perquisizioni l’hanno vissuta tutte le generazioni della mia famiglia. Uno ha 13 anni l’altro è quasi maggiorenne, ho vissuto agli arresti domiciliari con loro, il grande è molto gentile con la polizia, il piccolo non vuole parlare con quelli che hanno arrestato papà. Di Mediterranea sanno tutto, hanno frequentato la scuola valdese che è diventata sostenitrice della ong, abbiamo organizzato molti eventi con loro anche con lo Zecchino d’oro, e qui devo darle un altro scoop».

Dopo il chierichetto? Non so se reggo.
«Da piccolissimo ho cantato allo Zecchino d’Oro la canzone che si chiamava “Minicoda”, la storia di un “taglialegna matto che ha tagliato la coda al gatto”. Per i miei genitori era come se fossi andato a X Factor».

Ha rivendicato questa sua dote nel curriculum per cantare le canzoni dello Zecchino d’oro a Palermo?
«Ho trovato una vecchia canzone che si chiama Mediterraneamente, di molti anni fa, parla di bambini nel mare come dei pesciolini, ho trovato l’autore su Facebook e lui entusiasta ce l’ha regalata: il bambino che la cantava è venuto nella scuola dei mei figli per un concerto, c’era un sacco di gente è stata un’esperienza meravigliosa».

Lei è andato via dal Veneto quindici anni fa, pensa che nella sua terra avrebbe potuto organizzare cose simili?
«Sono certo di sì, io sono venuto a Palermo per seguire la madre dei miei figli che è siciliana, qui il Mediterraneo si sente, c’è una forte impronta meticcia. Sono andato via dal Veneto all’alba della crisi, stavano crollando le certezze, c’era molta paura, in Sicilia sono abituati alla precarietà. Il Veneto con la Serenissima è una terra di dominatori, la Sicilia di dominati».

Cosa fa lei oggi?
«Studio Teologia alla facoltà teologia siciliana, collaboro con la Rete teologica mediterranea».

Vorrebbe insegnare religione?
«No».

Molti si chiedono di cosa viva Casarini.
«A mio nome all’Inps hanno una sfilza di codici Ateco, da giovane ho lavorato anche come programmista regista in Rai, appena arrivato a Palermo facevo il cuoco in un co-working: preparavo fegato alla veneziana, sarde in saor, risi e bisi, cose che cucino anche quando sono in nave, oggi sono ispettore di bordo: prendo 1.400 euro al mese, vivo in affitto, ho una vecchia Volvo, non ho bisogno di soldi e tutto quello che prendo va per i miei figli».

Ora è arrivato Trump. La sinistra non solo perde, ma perde sempre più miseramente, perché?
«La sinistra deve smettere di parlare dei poveri, e iniziare a starci, con i poveri: organizzarsi con loro, cospirare insieme a loro».

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17 novembre 2024 ( modifica il 17 novembre 2024 | 07:30)



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