Aumenta del 1,2% rispetto al 2023 la spesa sostenuta da una famiglia imperiese per la tariffa dei rifiuti: ammonta a 309 euro la Tari nel Comune di Imperia, sotto la media nazionale di 329 euro. In Liguria la spesa è aumentata dell’1%, la media è di 353 euro (349 euro nel 2023), spiccano le differenze tra i singoli capoluoghi: 501 euro a Genova, 363 euro a Savona, 309 euro a Imperia e 239 euro a La Spezia.
Rispetto alla raccolta differenziata, nel 2022, seppur con dieci anni di ritardo rispetto a quanto previsto dalla normativa europea, si è superato l’obiettivo del 65% di rifiuti differenziati a livello nazionale. La Liguria rimane ferma al 57,5%, con notevoli disparità fra i singoli capoluoghi: 79,2% a La Spezia, 66,9% a Imperia, 42,8% a Genova e 41 a Savona.
Il quadro emerge dal Rapporto 2024 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, disponibile sul sito web www.cittadinanzattiva.it. L’indagine ha interessato le tariffe rifiuti applicate in tutti i capoluoghi di provincia italiani nel 2024, e ha preso come riferimento una famiglia tipo composta da tre persone e una casa di proprietà di 100 metri quadri. I costi rilevati sono comprensivi di Iva (ove applicata) e di addizionali provinciali.
Regione |
Comune |
Tari 2024 |
Tari 2023 |
Variazione |
Liguria |
Genova |
501 € |
492 € |
+1,9% |
Imperia |
309 € |
305 € |
+1,2% |
|
La Spezia |
239 € |
240 € |
-0,3% |
|
Savona |
363 € |
361 € |
+0,5% |
|
Media |
353 € |
349 € |
+1,0% |
Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio Prezzi&Tariffe, Novembre 2024
Regione |
Comune |
Produzione pro-capite RU |
RD 2022 |
Liguria |
Genova |
503,2 ↓ |
42,8% ↑ |
Imperia |
464,2 ↓ |
66,9% ↓ |
|
La Spezia |
517,1 ↓ |
79,2% ↑ |
|
Savona |
536,3 ↓ |
41,0% ↓ |
|
Media |
541,6 ↓ |
57,5% ↑ |
Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio Prezzi&Tariffe, Novembre 2024
Il quadro nazionale su tariffe e raccolta differenziata
Nel 2024 la spesa media annuale per la famiglia tipo individuata è di 329 euro con un aumento del 2,6% circa rispetto all’anno precedente. Il Trentino Alto Adige è la regione più economica (203 euro), mentre la Puglia è la più costosa (426,50 euro con un aumento di oltre il 4% rispetto all’anno precedente)
Catania è il capoluogo di provincia in cui, come lo scorso anno, si paga di più: 594 euro annui, senza variazioni sul 2023; Trento invece è quello in cui si paga meno: 183 euro, di poco inferiore rispetto al 2023. Dalla top ten dei capoluoghi più costosi escono Benevento, Latina, Messina e Salerno; entrano invece Andria, Cagliari, Pistoia e Trapani. Tra i capoluoghi meno cari, esce Bolzano che lascia il posto a Siena.
Sono state riscontrate variazioni in aumento in 84 capoluoghi sui 110 esaminati, variazioni in diminuzione in 20 capoluoghi e situazioni sostanzialmente invariate nei casi restanti.
Regione |
Tari 2024 |
Tari 2023 |
Variazione % |
Raccolta differenziata 2022 |
Abruzzo |
352 € |
334 € |
5,5% |
64,5% = |
Basilicata |
318 € |
299 € |
6,3% |
63,7% ↑ |
Calabria |
348 € |
360 € |
-3,1% |
54,6% ↑ |
Campania |
407 € |
416 € |
-2,1% |
55,6% ↑ |
Emilia Romagna |
273 € |
268 € |
2,0% |
74,0% ↑ |
Friuli Venezia Giulia |
269 € |
259 € |
3,8% |
67,5% ↓ |
Lazio |
376 € |
360 € |
4,3% |
54,5% ↑ |
Liguria |
353 € |
349 € |
1,0% |
57,5% ↑ |
Lombardia |
254 € |
249 € |
2,0% |
73,2% ↑ |
Marche |
265 € |
250 € |
5,7% |
72,0% ↑ |
Molise |
254 € |
252 € |
0,9% |
58,4% ↓ |
Piemonte |
308 € |
297 € |
3,6% |
67,0% ↑ |
Puglia |
427 € |
410 € |
4,1% |
58,6% ↑ |
Sardegna |
363 € |
347 € |
4,6% |
75,9% ↑ |
Sicilia |
390 € |
396 € |
-1,4% |
51,5% ↑ |
Toscana |
373 € |
360 € |
3,8% |
65,6% ↑ |
Trentino Alto Adige |
203 € |
196 € |
3,6% |
74,7% ↑ |
Umbria |
371 € |
352 € |
5,5% |
67,9% ↑ |
Valle d’Aosta |
365 € |
303 € |
20,3% |
66,1% ↑ |
Veneto |
275 € |
262 € |
5,2% |
76,2% = |
Italia |
329 € |
321 € |
2,6% |
65,2% ↑ |
Fonte: Cittadinanzattiva – Osservatorio Prezzi&Tariffe, Novembre 2024
Raccolta differenziata. Secondo i dati raccolti dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) in Italia nel 2022 sono state prodotte circa 29,1 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (-1,8% rispetto al 2021). La produzione pro capite è di circa 494 chilogrammi per abitante (-1,6% rispetto al 2021), con valori più elevati al Centro (532 Kg/ab.) seguito dal Nord (506 kg/ab.) e dal Sud (454 Kg/ab.).
La media nazionale di raccolta differenziata ha raggiunto il 65,2% (+ 1,2% rispetto al 2021) mentre il 18% dei rifiuti urbani prodotti finisce in discarica. A livello di aree geografiche il Nord si posiziona al primo posto (71,8%) seguito da Centro (61,5%) e Sud (57,5%). A livello di capoluoghi di provincia, la percentuale di raccolta differenziata pari o superiore al 65% è stata raggiunta da poco più della metà di essi (57%). In 20 capoluoghi di provincia siamo ancora al di sotto dell’obiettivo del 50%, il cui raggiungimento era previsto nel 2009. Tra questi spiccano Palermo, con percentuale di raccolta differenziata al 15,6%, Crotone al 21,4%, Catania al 22% e Foggia al 26%.
Per quanto riguarda la tipologia di rifiuti differenziati nel 2022 la percentuale più elevata è relativa alla frazione organica (38,3%), seguita da carta (19,3%) e vetro (12,3%) e plastica (9%). Le percentuali più basse riguardano i RAEE (1,4%) e i rifiuti tessili (0,8%).
Opinioni e comportamenti delle famiglie italiane in tema di corretto conferimento dei rifiuti
I dati provengono dalla ricerca “Economia circolare e consumi sostenibili. Comportamenti delle famiglie, criticità ed efficacia della risposta pubblica“, realizzata e presentata da EURES Ricerche Economiche e Sociali nel mese di aprile 2024 per conto di Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori, U.Di.Con e Unione Nazionale Consumatori (UNC), nell’ambito dei progetti finanziati dal MIMIT. D.M. 6/5/2022, art.5.
Impegno dichiarato vs. pratica effettiva: L’85% delle famiglie si dichiara sensibile al ciclo dei rifiuti e l’89,5% afferma di impegnarsi nel differenziare i rifiuti. La discrepanza tra l’impegno dichiarato e la pratica effettiva (solo il 61% dei rifiuti viene differenziato correttamente) può essere attribuita a una serie di ostacoli pratici. Le difficoltà principali sembrano derivare dalla scarsa chiarezza sulla composizione dei materiali di imballaggio (55,7%), un problema che rende complicata la corretta separazione dei rifiuti. La gestione inadeguata del servizio (52,4%) è un altro fattore che frena l’adozione di pratiche più sostenibili, così come l’assenza di incentivi (47,2%) e la difficoltà nel reperire informazioni o nel gestire il tempo necessario per la differenziazione (42,1%), nonché la mancanza di spazi adeguati nelle abitazioni (35,4%) per gestire correttamente i vari tipi di rifiuti.
Comportamenti di consumo e rifiuti: Solo il 51,4% delle famiglie è orientato ad acquistare prodotti sfusi per ridurre gli imballaggi, mentre circa il 36% trova difficoltà nel recupero e nel riutilizzo dei prodotti, e il 30% ha problemi nel ridurre la quantità di rifiuti prodotti.
Misure di incentivazione: Le soluzioni proposte dalle famiglie per migliorare la situazione sono interessanti. Un’incentivazione economica tramite vantaggi in bolletta (62,4%) sembra essere la misura più apprezzata, seguita da campagne di sensibilizzazione (40%).
Conoscenza del servizio: Il dato relativo alla scarsa lettura e conoscenza della carta della qualità del servizio da parte dei cittadini è indicativo di una carenza di trasparenza nella gestione del servizio e di una possibile disconnessione tra i cittadini e le politiche locali sui rifiuti. Migliorare la comunicazione e rendere più accessibili le informazioni potrebbero aumentare la partecipazione attiva e l’efficacia del sistema di raccolta differenziata.
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