Una manciata di azioni Big Tech stanno dominando il mercato azionario. Non è una novità, ma senza dubbio il peso che hanno colossi quali Nvidia, Apple e Microsoft – che messi insieme valgono oltre 10.000 miliardi di dollari – è cresciuto a dismisura negli ultimi due anni. Non è necessariamente una cosa negativa, ma in caso di brusche decelerazioni di questi titoli questo può comportare ricadute molto pesanti su tutto il mercato.
L’alert di de Guindos sul rischio AI
La Bce ne è conscia e ieri il vice presidente della Bce, Luis de Guindos, ha messo proprio l’accento sui rischi presenti sui mercati finanziari, che rimangono suscettibili a bruschi e repentini aggiustamenti, anche a causa delle elevate esposizioni verso società tecnologiche a grandissima capitalizzazione. “Mentre i recenti episodi di elevata volatilità sono stati di breve durata e hanno avuto solo un impatto limitato sul sistema finanziario, le vulnerabilità sottostanti rendono i mercati finanziari inclini a periodi di volatilità in futuro”, ha rimarcato l’esponente dell’Eurotower prima di passare in rassegna rischi specifici legati all’eccessiva concentrazione. “La concentrazione della capitalizzazione del mercato azionario e degli utili tra una manciata di aziende, in particolare negli Stati Uniti, è aumentata notevolmente negli ultimi anni, sollevando preoccupazioni sulla possibilità di una bolla dei prezzi delle attività collegata all’intelligenza artificiale. Data la profonda integrazione dei mercati azionari globali, le sorprese negative specifiche per azienda o settore potrebbero facilmente riversarsi oltre confine”. Quindi, un cambio di sentiment sui colossi Usa potrebbe scatenare a cascata una caduta di tutto il mercato.
Crescenti rischi sovrani
De Guindos, intervenuto ieri a un convegno a Francoforte, ha anticipato alcuni riscontri del rapporto sulla stabilità finanziaria che la Bce presenterà nei prossimi giorni. Un ulteriori punto di vulnerabilità a detta della Bce sono i crescenti rischi sovrani connessi a debiti ancora alti in molti Paesi. “Mentre il rapporto debito/PIL aggregato dell’area euro è diminuito notevolmente dal picco raggiunto durante la pandemia, i livelli di debito rimangono elevati in molti paesi a causa di deficit primari persistenti – ha spiegato de Guindos – . In queste circostanze, lo slittamento fiscale o le domande sui percorsi di consolidamento fiscale potrebbero innescare un’ulteriore rivalutazione del rischio sovrano. Gli attuali ampi deficit primari renderanno inoltre più difficile per i governi sostenere l’economia se si materializzano shock avversi e renderanno più difficile fornire investimenti aggiuntivi per far fronte alle sfide strutturali, tra cui il cambiamento climatico, la spesa per la difesa, la digitalizzazione e la bassa produttività. Ciò a sua volta potrebbe dare origine a un circolo vizioso negativo tra bassa crescita e sostenibilità del debito sovrano”.
Rischio credito e solidità delle banche
Infine, la terza vulnerabilità riguarda il rischio di credito. “In un contesto di deboli prospettive di crescita, il rischio di credito rimane una preoccupazione per alcune aziende e famiglie dell’area dell’euro e potrebbe influire sulla qualità degli asset di banche e non banche. Nel complesso, aziende e famiglie hanno resistito all’impatto dei passati aumenti dei tassi di interesse e sembrano generalmente resilienti. Tuttavia, i tassi di prestito elevati, sebbene in calo, rimangono una sfida per alcuni mutuatari”.
De Guindos ha comunque rassicurato sulla preparazione delle banche dell’area euro ad affrontare quest’ultimo rischio. “La buona notizia è che i bilanci delle banche sono solidi, il che rende più facile per le banche assorbire le perdite, se il deterioramento della qualità degli asset dovesse accelerare”. Nello specifico, minori spese operative e forti margini di interesse netti hanno permesso alle banche dell’area euro di mantenere alti livelli di redditività. La resilienza del settore bancario è rafforzata da solidi coefficienti patrimoniali e buffer di liquidità, nonostante la graduale eliminazione dei finanziamenti da operazioni di rifinanziamento mirate a più lungo termine. “Detto questo, la redditività bancaria potrebbe aver raggiunto il picco, con gli utili sugli asset a tasso variabile che stanno diventando un ostacolo per il reddito da interessi e le perdite sui crediti che iniziano a salire”, ha aggiunto il vice presidente Bce.
Lagarde: bisogna recuperare terreno su produttività
Ieri ha parlato anche la presidente Christine Lagarde. Nessun riferimento alle prossime mosse sul fronte tassi, ma un avvertimento per il modello economico unico, messo alla prova proprio dalla sfida tecnologica. “La rapidità dei cambiamenti tecnologici generati dalla rivoluzione digitale ci ha visti in ritardo. E dobbiamo anche recuperare il prima possibile l’evoluzione dell’ambiente geopolitico e recuperare i nostri ritardi in materia di competitività e innovazione”. La Lagarde si è soffermata sul nodo produttività, che non sta crescendo allo stesso ritmo di quella degli Usa. “Dobbiamo adattarci al mondo che cambia intorno a noi e recuperare il terreno perso in termini di produttività e tecnologia. Altrimenti non saremo in grado di generare la ricchezza di cui avremo bisogno per soddisfare le nostre crescenti esigenze di spesa per garantire la nostra sicurezza, combattere il cambiamento climatico e proteggere l’ambiente”.
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