L’economia è stagnante ma le politiche monetarie della Bce continuano ad essere restrittive. Una combinazione che potrebbe spingere l’inflazione ben al di sotto del 2%, aprendo, di fatto, «uno scenario che sarebbe difficile da contestare per la politica monetaria e quindi è da evitare», ha spiegato il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, nel corso del suo intervento alla Bocconi. «Dobbiamo normalizzare la politica monetaria e spostarci in territorio neutrale o addirittura espansivo, se necessario». Secondo Panetta, la Bce deve allineare le sue politiche con le stime economiche e di inflazione, adattando «le sue comunicazioni per fornire la necessaria guidance a consumatori e investitori».
Manifatturiero fermo e terziario rischia frenata
La Banca centrale europea deve rifocalizzare la sua attenzione sulla debolezza dell’economia dell’area euro, dove non si intravedono miglioramenti per il settore manifatturiero mentre il terziario rischia di assistere a un indebolimento della dinamica. Nell’area il processo di disinflazione è stato «più veloce e agevole del previsto», ha notato Panetta che ha sottolineato anche come «le aspettative di inflazione sul medio termine restano ancorate e gli effetti generalizzati di secondo livello (spirali prezzi-salari) non si sono materializzati».
Poi arriva la stoccata ai falchi della Bce in merito ad un possibile rallentamento dell’inflazione verso la fine. Preoccupazioni del tutto “infondate”, mentre invece «l’attività economica resta debole». Il tasso di crescita dello 0,4% del terzo trimestre ha dato un po’ di respiro dopo due anni di stagnazione «ma non bisogna darvi troppo peso» visto che «l’area resta orientata su una crescita complessiva annuale al massimo dell’1% sul 2024 e il malessere del manifatturiero è confermato dal fatto che la produzione cala da due anni e ora risulta essere al di sotto dei livelli precedenti al Covid».
Le indagini sull’attività delle imprese suggeriscono che una svolta positiva per il manifatturiero non è alle porte. In Germania il livello di fiducia è ai minimi visti nel 2020 o nel 2029 e «nessuno di questi due precedenti appare rassicurante». Il terziario dell’eurozona va meglio ma questo ha anche risentito «dell’evento, una tantum, delle olimpiadi e ora potrebbe segnare rallentamenti. Insomma, secondo Panetta, per quanto riguarda il lato della domanda ci sono pochi motivi di ottimismo per l’economia.
Trump aggiunge incertezza all’inflazione
L’arrivo di Trump alla Casa Bianca creerà scompiglio: «L’imminente cambio nell’amministrazione statunitense aggiunge incertezza alle prospettive di inflazione: i cambiamenti nella politica fiscale e commerciale avranno probabilmente un impatto significativo sull’economia, con implicazioni per la politica monetaria», sottolinea Panetta. Al momento però è presto per tirare le somme visto che ad «oggi sappiamo troppo poco per fare ipotesi su un probabile impatto». Potrebbero però esserci «pressioni inflazionistiche per l’euro», anche se c’è la possibilità che queste potrebbero essere compensate «dagli effetti recessivi di un calo dei flussi commerciali, una maggiore incertezza economica e prezzi delle materie prime più bassi dovuti alla minore attività globale. In questo caso, l’impatto complessivo sull’inflazione nell’area dell’euro potrebbe persino essere negativo a causa di un aumento generalizzato delle tariffe e di un deprezzamento».
Inflazione verso la normalizzazione
Sul fronte dell’inflazione, «nei prossimi mesi sono attesi alti e bassi, a causa degli effetti base, ma la situazione di partenza è quella in cui l’inflazione continua a scendere all’inizio del 2025 e rimanere in linea con l’obiettivo». I dati dell’Eurostat evidenziano infatti come il tasso di inflazione annuale si è attestato al 2% a ottobre 2024, in aumento rispetto all’1,7% di settembre. Un anno prima, il tasso era del 2,9%.
I tassi annuali più bassi sono stati registrati in Slovenia (0%), Lituania e Irlanda (entrambi 0,1%). L’Italia bene con l’1%. I tassi annuali più alti si sono invece registrati in Romania (5%), Belgio ed Estonia (entrambi 4,5%). Rispetto a settembre, l’inflazione annuale è diminuita in due Stati membri, è rimasta stabile in sei ed è aumentata in diciannove. Il contributo più elevato, al tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro è derivato dai servizi, seguiti da prodotti alimentari, alcolici e tabacco, beni industriali non energetici ed energia.
L’Italia non è il malato dell’Ue
«Dieci anni fa l’Italia era l’uomo malato d’Europa. Oggi, se dovessimo definire quale economia vi farebbe pensare al malato d’Europa è probabilmente la Germania. Ma non durerà per sempre, le cose cambiano», dice Panetta, dopo il suo intervento all’Università Bocconi di Milano, rispondendo alle domande degli studenti. Certo che «Dovremmo davvero impegnarci a modernizzare la nostra economia per produrre tecnologia e promuovere la concorrenza. Dobbiamo completare la lunga lista di riforme» ha aggiunto.
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