La Casa del Fanciullo di Guglionesi ha ospitato un incontro che ha acceso i riflettori sulla crisi di Stellantis e sul futuro industriale del Molise, nel tentativo di risvegliare una consapevolezza collettiva su un tema di portata nazionale. L’evento, intitolato “Stellantis: criticità attuali e scenari futuri”, è stato organizzato dal circolo del Partito Democratico di Guglionesi e fortemente voluto dalla segretaria Annamaria Becci, che ha sottolineato l’urgenza di affrontare il tema con il coinvolgimento di tutte le parti sociali e politiche.
All’incontro hanno partecipato esponenti politici di rilievo come Arturo Scotto, capogruppo PD in Commissione Lavoro, e Vittorino Facciolla, segretario regionale PD e vicepresidente della Regione Molise. Presenti anche rappresentanti del mondo sindacale, tra cui Gianluca Falcone della FIOM-CGIL Molise e Paolo De Socio, segretario regionale della CGIL, oltre a Oscar Scurti, segretario della Federazione PD del Basso Molise. A moderare il dibattito è stata Francesca D’Anversa.
Il dibattito ha toccato temi cruciali, dalla necessità di un piano industriale chiaro per lo stabilimento di Termoli, alla carenza di politiche industriali efficaci da parte del governo, fino all’urgenza di una maggiore sensibilizzazione e mobilitazione del territorio. Gli interventi hanno sottolineato la gravità della crisi in corso e l’importanza di azioni immediate per salvaguardare il futuro occupazionale e industriale della regione.
Arturo Scotto, capogruppo Pd in Commissione Lavoro, con un intervento incisivo ha puntato il dito contro il governo Meloni, accusato di “mancanza di visione strategica” e di “disimpegno pericoloso” nei confronti della crisi dell’automotive. Scotto ha evidenziato la necessità di un cambio di passo immediato: “Abbiamo chiesto un tavolo con una mozione unitaria di tutte le opposizioni e presenteremo un emendamento alla legge di bilancio per ripristinare integralmente i 4,6 miliardi del fondo per la transizione ecologica, che il governo ha spostato dall’automotive ad altri settori. Questo è un errore pericoloso”.
Secondo Scotto, questa scelta manda un messaggio duplice e devastante: “Da un lato, mostra indifferenza verso la sfida della transizione ecologica; dall’altro, rafforza l’idea che l’Italia possa fare a meno della manifattura e delle politiche industriali”. Ha poi stigmatizzato le dichiarazioni del ministro dell’Economia, accusato di aver detto che “le politiche industriali spettano agli imprenditori, non ai governi”: “Questa è una rinuncia esplicita da parte dello Stato al proprio ruolo nella tutela e nello sviluppo del comparto industriale del nostro Paese”.
Scotto ha ribadito l’urgenza di una convocazione a Palazzo Chigi: “Il governo ha una responsabilità politica enorme e deve convocare un tavolo permanente con azienda e sindacati. Non è solo una crisi, è una partita strategica per il futuro del Paese. Giorgia Meloni non ha alternative: deve convocare questo tavolo. Altrimenti, il messaggio è chiaro: il governo non è interessato all’automotive in Italia. Ma non posso credere che una delle maggiori potenze economiche al mondo possa ignorare l’importanza della manifattura e pensare che il futuro del Paese si limiti al turismo low cost”.
Nel suo intervento, Scotto ha evidenziato l’importanza strategica dello stabilimento di Termoli: “La filiera automotive è molto più che semplice produzione di veicoli: include acciaio, semiconduttori, ricerca e sviluppo. È il simbolo delle competenze e del lavoro di migliaia di persone. Ignorare queste necessità significa mettere a rischio il futuro dell’intero comparto manifatturiero italiano”.
Concludendo, Scotto ha lanciato un appello diretto al governo: “Il governo, insieme ai sindacati e alla proprietà, deve assumersi la responsabilità di rilanciare il settore dell’automotive. Invece, sembra percorrere una strada sbagliata e pericolosa, come dimostra il taglio di 4,6 miliardi di euro dal fondo per la transizione ecologica dell’automotive. Una grande potenza europea può reggere solo con un’industria solida, non trasformandosi in un Paese di soli ristoratori e albergatori”.
“Termoli rappresenta un presidio strategico non solo per il Molise, ma per l’intero Paese. Ignorare il rischio di smantellamento è un errore che non possiamo permetterci” ha poi evidenziato Scotto, perchè la filiera automotive è molto più che semplice produzione di veicoli: “Include acciaio, semiconduttori, ricerca e sviluppo. È il simbolo delle competenze e del lavoro di migliaia di persone. Ignorare queste necessità significa mettere a rischio il futuro dell’intero comparto manifatturiero italiano”.
Non rendersi conto del rischio che si corre con la prospettiva di chiudere Stellantis a Rivolta del re è da folli. Gianluca Falcone della Fiom-Cgil ha utilizzato una metafora drammatica ma efficace per descrivere la situazione: “Questa situazione è come un treno in corsa che rischia di travolgerci. È urgente far comprendere alla popolazione molisana quanto sia grave il rischio che corriamo. La chiusura di Stellantis significherebbe il collasso di un’intera economia regionale”.
Falcone ha elencato i dati preoccupanti che caratterizzano il settore: “Stellantis potrebbe produrre due milioni di auto all’anno, ma nel 2024 chiuderà con appena 250mila vetture. Questo è il segnale evidente di una crisi strutturale che colpisce tutto il gruppo, non solo Termoli”. Ha inoltre richiamato l’attenzione sui piani produttivi di Stellantis, che vedono una crescente delocalizzazione verso paesi come la Polonia: “Furgoni e componenti vengono prodotti altrove, lasciando siti italiani come Cassino, Mirafiori e Atessa in condizioni precarie, con migliaia di lavoratori in cassa integrazione o senza ammortizzatori sociali”.
“A fronte del taglio di 4,6 miliardi di euro dal fondo automotive, Urso ha annunciato che avrebbe ripristinato solo 200 milioni – ha aggiunto Falcone – È evidente che questa cifra è del tutto insufficiente rispetto alle esigenze del settore. Dobbiamo portare questa vertenza all’attenzione diretta del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e dell’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares. È fondamentale trovare una soluzione che tuteli i lavoratori e rilanci il futuro del settore. Non dimentichiamo che Tavares, in breve tempo, ha già mandato via 12.000 lavoratori. Non possiamo permettere che questo trend continui senza una reazione forte e condivisa da parte delle istituzioni, dei sindacati e dei territori coinvolti”.
Paolo De Socio, segretario regionale della Cgil, ha sottolineato la necessità di una strategia congiunta tra le regioni interessate, Abruzzo e Molise: “Non possiamo affrontare questa crisi in modo frammentato. Serve una cabina di regia che coinvolga Molise e Abruzzo, i presidenti delle regioni, le istituzioni locali e i sindacati”. De Socio ha anche richiamato l’attenzione sulla fragilità degli strumenti di sostegno al reddito: “Gli ammortizzatori sociali non sono più sufficienti e finiranno. È urgente mettere in campo azioni straordinarie per sostenere le famiglie e accompagnare i lavoratori verso la transizione, utilizzando anche i fondi europei destinati alle aree di crisi complessa”. Ha poi denunciato la mancanza di coordinamento istituzionale: “Non possiamo più permetterci che questioni così vitali siano trattate senza un’interlocuzione chiara tra le diverse istituzioni coinvolte”.
Il segretario regionale del Pd Molise, Vittorino Facciolla, ha spostato l’attenzione sulle contraddizioni della transizione ecologica: “Siamo dentro una crisi del motore elettrico. Le auto elettriche non si vendono e, allo stesso tempo, i motori endotermici vengono progressivamente abbandonati. Questo crea un vuoto pericoloso che rischia di travolgere territori come il nostro”. Facciolla ha ribadito che Termoli rappresenta un presidio industriale strategico: “Abbiamo maestranze di altissimo livello che avrebbero dovuto essere accompagnate verso una riconversione produttiva. Invece, ci troviamo di fronte a un progetto sospeso e a lavoratori che rischiano di perdere tutto”.
“A livello europeo, il quadro decisionale non aiuta. Il nostro ministro, insieme ad altri nove Stati membri, ha richiesto una proroga al termine ultimo del 2035 per l’abbandono definitivo dei motori endotermici, ma questa richiesta è stata respinta. È chiaro che l’Europa deve rivedere le sue strategie e mettere la vertenza Stellantis al centro della propria agenda”
Un aspetto emerso durante l’incontro è la scarsa partecipazione e consapevolezza della popolazione locale. “Come è possibile che la gente non comprenda il rischio che stiamo correndo? Se Stellantis chiude, qui è finita”, ha ribadito Falcone. “Serve una mobilitazione straordinaria, non possiamo restare inerti di fronte a un pericolo così grande”.
“Nel nostro territorio, la pressione è ancora più evidente – ha detto ancora Facciolla – Lo stabilimento di Termoli, fino a pochi anni fa fiore all’occhiello per la produzione di cambi e motori di alta qualità, è in piena trasformazione industriale. La riconversione per produrre batterie elettriche avrebbe senso solo se il mercato fosse pronto a supportarla, ma la domanda attuale è insufficiente. Senza domanda, la produzione non parte; senza produzione, non ci sono le condizioni per le 1.800 assunzioni previste entro il 2029″ la riflessione di Facciolla, che ha spiegato il perchè di iniziative come quella odierna promosse dal Pd: “Sensibilizzare, tenere alta l’attenzione su questo nodo cruciale, e garantire che la trasformazione del sito industriale di Termoli sia sostenibile e che non lasci indietro i lavoratori e il territorio”.
Anche Oscar Scurti, segretario Federazione PD del Basso Molise, ha puntato l’attenzione sull’importanza di un’azione politica incisiva anche a livello locale: “Le opposizioni a Termoli, unite, hanno presentato una mozione per chiedere all’amministrazione comunale cosa sia stato fatto finora per affrontare la crisi Stellantis sul nostro territorio. Serve maggiore chiarezza e impegno anche da parte della maggioranza di centrodestra”.
Dunque appello unanime alla mobilitazione, sia a livello locale che nazionale. Appello a lavorare per la grande vertenza Stellantis, ognuno nel suo ruolo e secondo le proprie possibilità. Tra le proposte emerse: la creazione di un tavolo permanente presso Palazzo Chigi, il ripristino dei fondi per la transizione ecologica e una strategia europea per affrontare la crisi dell’automotive. Come ha sottolineato Scotto: “Il governo non può disimpegnarsi, deve agire con fermezza e visione, perché qui è in gioco il futuro non solo di Termoli, ma dell’intero comparto manifatturiero italiano”.
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